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Fontanone del Goriuda

di Fabio Piccin

Le ricerche spelosubacquee al Fontanon del Goriuda continuano in collaborazione con gruppi speleo del Friuli. Attualmente la ricerca si sta sviluppando su una risalita in cunicolo, dopo il terzo sifone. L’obbiettivo della ricerca è cercare il collegamento con le grotte presenti nella zona "superiore" del massiccio montano. Tecnicamente l’operazione non sembra complessa perchè i rilievi indicano distanze tra le cavità molto prossime, si ha quindi un buona probabilità di completare il rilievo del complesso carsico, portandolo a un sviluppo complessivo di diversi km di grotta.

Oltre all’aspetto geologico, la grotta è motivo di racconti storici locali, che si tramandano nel racconto della leggenda dell’Orco. Non solo attività speleo ma uno studio del luogo completo che raccoglie testimonianze antiche.

Pubblicazioni

Le attivita di ricerca spelosubacquea, hanno permesso al team Acheloos di produrre un filmato documentaristico che mette in risalto difficolta e impegno dei componenti del gruppo, necessarie per portare a termine con sucesso le attivita di ricerca. I risultati ono stati pubblicati da testate giornalistiche e il materiale documentaristico verra presentato il prossimo 30 maggio al convegno di speleologia subacquea che si terra in Francia. Doveroso ringraziamento ai membri del Serpengatto team e in particolare a Franco Gherlizza per la disponibilta dimostrata.

Fontanone Goriuda

Il racconto dell’Orco del Fontanone

L’Orco era assai temuto, una volta, in questa valle, per i suoi diabolici dispetti. Suo tiro preferito era quello di incutere terrore alla povera gente che di notte s’attardava in giro. Se qualcuno, dopo il suono dell’Ave Maria, doveva inoltrarsi nel Canale, era certo di scorgerlo sul ponte di Coritis oppure intento a rotolar giù, dai torrenti, enormi macigni che, giunti sulla strada, sparivano poi misteriosamente: e quando era certo che una gran paura cominciava ad impadronirsi del solitario viandante, gongolando, rideva come un matto. Con le donne, in simili occasioni, era ancora più bisbetico. Lungo le balze della montagna lasciava scorrere numerosi gomitoli di filo; le femminucce si precipitavano a raccoglierli, ma questi si tramutavano tosto in tanti sorci. L’Orco era capace anche di accompagnarle un bel tratto di cammino, prendendo le sembianze di un forestiero, semplice e garbato, e poi, tutto ad un tratto, cominciava a crescere, a crescere ... fino a raggiungere l’altezza del Jôf di Montasio; di lassù sghignazzava talmente che ne rintronava tutta la vallata.

Un alpigiano della borgatella di Stretti - l’ultima del canale di Raccolana - a cui era toccata una di queste spiacevoli avventure, aveva giurato, però, di vendicarsi: “Verrà pure la tua ora, una volta o l’altra...” mormorava tra sè. Tre o quattro giorni più tardi. L’Orco capitò, pien di baldanza, sul Pian de la Sega e cominciò, come il suo solito, a far gran salti e capriole. L’uomo, appena lo ebbe scorto, staccò dalla parete del focolare il fucile, raccattò svelto la polvere benedetta, un pezzo di cero pasquale, regalatogli dal cappellano, e due foglie d’olivo. Caricò con tutte queste cose il fucile e sopra vi depose una grossa pallottola, dove in precedenza, con il coltello, aveva incisa una croce. Assicuratosi che l’arma era pronta, si pose quindi alla finestra esortando i suoi bambini, che attoniti avevano assistito a tutti quei preparativi, di pregare con fervore. Quando l’Orco fu a giusto tiro, l’alpigiano lasciò partire il colpo dicendo: “Sante Bàrbure benedete, faseit che ‘a ‘i le rivi drete” (Santa Barbara benedetta, fa che gli arrivi diretta). Subito echeggiò un gran urlo, e poco dopo tutti videro l’Orco arrampicarsi zoppicando sull’erto pendio e scomparire nella fessura del Fontanone di Goriuda. L’Orco rimase ivi rintanato parecchio tempo, a piangere ed a lamentarsi; e piangeva così forte che i suoi singhiozzi giungevano sonori fino al lontano borgo di Saletto. Trascorsi quindici giorni, l’Orco uscì dal suo covo e con tre passi raggiunse Stretti. Passando accanto al casolare del suo feritore, giù dal camino, col suo vocione, gli fece intendere: “Me l’hai fatta, amico, e mai più mi rivedrai da queste parti...”. E così la Val Raccolana fu liberata dalla malefica presenza dell’Orco.

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