di
Ricerche nei fondali dell’Arcipelago della Maddalena, uno dei parchi marini piu’ singolari d’Italia conosciuto anche per le meravigliose spiagge. Acheloos Geo Exploring ha documentato interessanti ritrovamenti di carattere storico.
L’arcipelago della Maddalena costituito da oltre 60 isole di natura granitica, unico in Italia e singolare anche per la posizione geografica vicina alle Bocche di Bonifacio. La geomorfologia del territorio è caratterizzata da rocce di natura granitica con forme oltremodo significative di erosione eolica e marina che costituiscono veri e propri monumenti naturali su rocce granitiche le terre emerse sono caratterizzate pertanto da ammassi granitici di tipo Thor e superfici cariate e tafonate di grande estensione sia lungo le coste, sia nelle parti più interne dell’isola.
Per quanto riguarda i fondali marini la posizione dell’Arcipelago all’interno delle Bocche di Bonifacio determina un alto idrodinamismo che, unitamente alla bassa profondità dei canali e la bassissima escursione di marea, favoriscono l’estrema limpidezza delle acque con variazioni di colori che vanno dal turchese, allo smeraldo e all’azzurro e al decisamente blu.
I fondali Marini
Le formazioni di Posidonia oceanica (habitat prioritario secondo la direttiva 93/43 CE) sono comunque in buono stato di conservazione in gran parte dell’area marina del parco con particolare riguardo all’intorno ai fondali delle isole di Budelli, Razzoli e Santa Maria a nord ovest e di Soffi e Mortorio a Sud-est, contribuisce ad accrescere il valore di eccezionalità del sito.
Tra gli invertebrati marini vanno citate le consistenti popolazioni di Patella ferruginea, una specie legata ad ambienti marini non inquinati ben ossigenati e ad elevato idrodinamismo di cui sono state descritte due varietà distinte.
Un’altra specie ad elevato interesse naturalistico è l’alga rossa incrostante (Lithophyllum lichenoides), che forma delle concrezioni calcaree che raggiungono spessori superiori ai 100 cm, presenti quasi esclusivamente nell’area e che costituiscono una grande importanza per la presenza di una ricca microflora e microfauna con alcune specie esclusive.
Per quanto riguarda l’ittiofauna l’area è tra le più importanti del mediterraneo con la presenza di popolazioni stanziali di Cernie brune (Ephinepelus sp.) e Corvine (Sciaena umbra). La ricchezza delle specie pelagiche è determinata dal passaggio obbligatorio della strettoia Corsica-Sardegna.
Per la cetofauna particolarmente ricca di specie, tutta l’area costituisce un habitat di riproduzione di Tursiops truncatus ed è frequentato dalla Balenottera (Balaenoptera phiysalus). L’area marina del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena è parte integrante del Santuario dei Cetacei istituito dallo Stato Italiano, Stato Francese e Principato di Monaco nel 1999. Durante gli ultimi dieci anni sono aumentati gli avvistamenti di foca monaca (Monachus monachus) che sino agli anni 60 era regolarmente presente nell’area.
La vegetazione terreste
Il paesaggio vegetale delle isole è fortemente condizionato dal fattore vento, dall’insolazione, dall’aridità e dalla povertà dei suoli, dall’ altitudine e dalla distanza dalla terraferma. Nell’Arcipelago di La Maddalena la componente endemica esclusiva o rara ha dato origine ad associazioni vegetali uniche, rare o comunque, se più comuni, oltremodo ben rappresentate e in condizioni di massima evoluzione come nel caso delle basse formazioni ad Artemisia densiflora a Razzoli e i ginepreti a Juniperus phoenicea di Spargi, Caprera, Budelli, Santa Maria e la stessa La Maddalena; la cui estensione e il relativo dato di conservazione non trova riscontri nell’area mediterranea. Alcune delle specie endemiche e rare: Silene velutina, Colchicum corsicum, Helicodyceros muscivorus, un grosso contingente di specie endemiche del genere Limonium; altre specie di interesse prioritario quali Cynomorium coccineum, Armeria pungens.
L’arcipelago di La Maddalena ricade tra le aree più importanti per la fauna vertebratica (Anfibi, Rettili, Uccelli, Mammiferi) e in particolare per gli uccelli marini nidificanti. Dalle ricerche avviate dal Parco Nazionale è emerso che il sistema delle piccole isole tra la Sardegna e la Corsica rappresentano inoltre una tappa importante per la sosta degli uccelli migratori transahariani nel passo pre-riproduttivo.
La fauna vertebratica dell’Arcipelago di La Maddalena costituisce un campione rappresentativo della comunità del Mediterraneo centro occidentale, sia per quanto riguarda la sua componente terrestre che quella marina.
La Storia Antica
Ulisse, attratto dalla roccia dell’orso che imponente domina dalla costa l’intero arcipelago, l’eroe dell’odissea descrive, per bocca di Omero, Capo D’Orso e un golfo ben riparato dal vento, racchiuso tra la costa sarda e due isole. Conosciute e frequentate ab antiquo, dunque, le isole dell’Arcipelago Maddalenino sono uno scrigno di memorie e di tesori sommersi come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti tra cui spicca la grande nave oneraria romana affondata tra il 120 e il 110 A.C. nelle acque di Spargi . Le rotte antiche , infatti prevedevano il passaggio attraverso le bocche di Bonifacio, per le navi provenienti dalla Spagna e dirette a Roma. Le difficili condizioni di vento, spesso sfavorevoli , con il maestrale impetuoso che raggiunge raffiche anche di 80 nodi, rendevano pericolose la navigazione e l’attraversamento dello stretto. In oltre molte secche affioranti sono state nemici temutissimi dei navigatori antichi e molte navi hanno avuto cattiva sorte incagliandosi nelle rocce granitiche dell’arcipelago. Numerosi sono i relitti antichi registrati e quelli ancora in fase di analisi e studio, con carichi di svariata natura dalle anfore olearie fino alle colonne di granito delle cave di Capo Testa.
La storia militare
La posizione così centrale di La Maddalena nel Mediterraneo le ha imposto un destino ineluttabile di obiettivo militare fin dal 1767, quando i sardo-piemontesi decisero di occuparla militarmente e farne una base di appoggio alle navi della Regia Marina Sarda, che potevano così incrociare con maggiore sicurezza nelle acque del Nord Sardegna contro i contrabbandieri, contro i Barbareschi e anche contro la sempre paventata riscossa francese.
Il sistema difensivo investì principalmente l’isola madre e l’isola di Santo Stefano. Sulla prima vennero costruiti: il forte S. Vittorio, soprannominato della "Guardia Vecchia", la batteria Balbiano, la batteria S. Agostino, il forte S. Andrea, il forte S. Teresa, detto anche Sant’Elmo o Tegge, il forte Carlo Felice o Camicia. Sulla seconda la Torre casamattata ed il forte S. Giorgio.
I nuovi armamenti navali provocarono la rapida obsolescenza di queste architetture, che furono ben presto abbandonate e dismesse.
Vennero costruite batterie di gran potenza ad occupare le posizioni prospicienti il mare, per i tiri radenti, come: l’Opera Nido d’Aquila, l’Opera Punta Tegge, l’approdo di Punta Sardegna, l’Opera Punta Rossa, l’Opera Capo Tre Monti, e le alture circostanti, per permettere i tiri ad arcata: l’Opera Guardia Vecchia, l’Opera Colmi, l’Opera Trinita, l’Opera Punta Villa.
Il progresso tecnico nel campo dell’aviazione militare rese tutte queste Opere e la stessa Base estremamente vulnerabili ad un attacco aereo e fu quindi indispensabile ricorrere a impianti costruttivi basati sul più rigoroso mimetismo. Nacquero così, tra la prima e la seconda guerra mondiale, le batterie più periferiche, edificate normalmente in calcestruzzo e ricoperte poi da massi di granito, disposti in modo tale da ricostruire esattamente la tormentata morfologia del nostro rilievo. Alcune delle fortificazioni di questo tipo sono localizzate nell’Isola di Spargi: Zanotto, Pietrajaccio, Cala Corsara; nell’Isola di Caprera: Candeo, Messa del Cervo, Poggio Baccà, Punta Coda, Isola del Porco; nell’Isola di La Maddalena: Spalmatore, Guardia del Turco, Carlotto, Puntiglione; nell’Isola di S. Stefano: Punta dello Zucchero; sulla costa sarda: Punta Falcone, Monte Talmone e Cappellini.
Conclusioni
Le attivita’ del team Acheloos Geo Exploring, in collaborazione con enti e personaggi locali, si sono indirizzate verso una ricerca basata su ipotesi e informazioni ricevute in loco, dopo una lunga permanenza e studio delle condizioni del mare e del vento di Maestrale. I fondali con le testimonianze storiche recenti e molto antiche, e gli splendidi paesaggi delle isole granitiche, sono state una meravigliosa location per i filmati raccolti sia in superficie che sott’acqua. Nonostante le non poche difficolta’, dovute principalmente ad una logistica legata la mare imprevedibile, si sono documentati alcuni interessanti ritrovamenti che sono al momento in fase di studio.
Ringraziamenti
Un ringraziamento ai collaboratori locali che ci hanno accompagnato e supportato durante le attivita’ di ricerca. . La capitaneria di Porto . Il Parco marino della Maddalena